Mi piace il giornalismo sobrio. Soprattutto se ci sono di mezzo tragedie, morti, distruzione, disperazione. Ecco perché non ho per niente apprezzato la prima pagina sul terremoto della Gazzetta di Modena di ieri.
Certo, l’impostazione grafica, il titolo, il sommario trasudano partecipazione, condivisione di dolore, dramma. Credo sia una “prima” concepita in modo sincero, non strumentale. Non finalizzata, per intenderci, ad accattivarsi la benevolenza degli sfortunati lettori della Bassa modenese – e quindi più copie vendute in edicola. Però l’ho trovata fuori luogo: forse non patetica, ma esagerata sì. Ovvio che si tratta di una mia sensibilità, derivante dalla convinzione che il giornalismo, a tutti i livelli, debba concentrarsi sui fatti, senza diventare il megafono di sensazioni ed emozioni delle quali, purtroppo, la flagellata popolazione della provincia modenese – giornalisti inclusi – è intrisa in questi giorni dolorosi.
Sono anch'io ovviamente angosciato e preoccupato per quanto accaduto, ma mai mi sarei sognato di titolare “Abbracciamoci!”. Anche se davvero la reazione della gente è stata straordinaria e la solidarietà è una delle caratteristiche più meravigliose degli emiliani: così ferocemente produttivi e individualisti nella quotidianità, così umani e altruisti in caso di necessità. Generosi e infaticabili. Però, sul giornale, io preferirei comunque leggere solo notizie, non commoventi frasi ad effetto né proclami vagamente populisti oppure inutilmente pomposi o perlomeno falsamente consolatori, non volendo essere eccessivi, del tipo: “Il terremoto non piegherà Modena e la Bassa”.
No, no, più la osservo più son perplesso. “Nel ringraziare chi ci aiuta, ci è vicino, ci tiene forte la mano”. Oddio santo, neanche in un salmo di Chiesa! Cronaca, basta la cronaca: non è così difficile e comunque a nulla serve enfatizzare le tragedie. Non occorre dopare notizie drammaticamente forti.
E vogliamo parlare delle ultime righe? “Nella paura di altre terribili scosse infinite come il nostro CORAGGIO”. Basterebbe sottolineare la scelta di editing delle lettere maiuscole di coraggio… Non mi spingo oltre. No, stavolta la Gazzetta si merita la mia personalissima insufficienza in giornalismo: 4-